29/01/14

Incontro con Luca Zingaretti e "La torre d'avorio"

Al Teatro Sociale Trento

Appuntamento con il FOYER DELLA PROSA, un’iniziativa curata dalla professoressa Sandra Pietrini, in collaborazione con il Centro Servizi Culturali S. Chiara. Incontro con Luca Zingaretti 24/01/2014

"La torre d'avorio" 










La torre d'avorio (titolo originale Taking sides)
di Ronald Harwood
traduzione Masolino d'Amico
scene Andrè Benaim
costumi Chiara Ferrantini
luci Pasquali Mari
regia Luca Zingaretti

Personaggi e interpreti:
Il maggiore Steve Arnold - Luca Zingaretti
Emmi Straube - Caterina Gramaglia
Tenente David Wills - Paolo Briguglia 
Helmuth Rode - Gianluigi Fogacci
Tamara Sachs - Francesca Chiocchetti
Wilhelm Furtwängler - Massimo De Farncovich 


Trama
Berlino 1946.I militari americani stanno svolgendo le indagini preliminari su presunti collaborazionisti del regime nazista da portare a Norimberga per il processo.
Tra i collaborazionisti viene individuato il famoso direttore d'orchestra Wilhelm Furtwängler, che non era nazista, anzi detestava le politiche del Terzo Reich. A differenza di molti intellettuali trasferitisi all'estero, il direttore decise di rimanere. Scelta dettata dalla sua passione per la musica, per l'arte, convinto che la fiaccola della cultura non debba mai spegnersi.
Consapevoli del carisma e del fascino che esercita sulle persone, gli americani affidano l'indagine ad un Maggiore che odia la musica, un rozzo  plebeo che disprezza il fare borghese.
Due personaggi molto diversi, il Maggiore e il Maestro, ognuno convinto delle proprie ragioni, uno scontro-dibattito che suscita interrogativi, a cui l'autore non propone risposte, ma sollecita il pubblico a dare la propria opinione: svolgere un'attività artistica equivale a collaborare? 

Francobollo commemorativo, Germania, 1986










Luca Zingaretti, ai più conosciuto come Il commissario Montalbano, e la sua compagnia teatrale ci regalano un incontro per parlare e per discutere del suo ultimo spettacolo La torre d'avorio.
Zingaretti ritorna a Teatro e, nella doppia veste di attore-regista, interpreta e dirige Taking sides di Ronald Howard, soggetto dell'omonimo film (uscito in italiano con il titolo A torto o a ragione) diretto da Ivan Lazsbo nel 2001.
Presa la parola il regista-attore ci racconta dell'importanza che ha avuto per lui la partecipazione dell'attore 
Massimo De Francovich, a cui si è rivolto per la parte del direttore d'orchestra.
"Quando ho pensato di realizzare questo testo, ho subito pensato a lui nelle vesti di Furtwängler. De Francovich era l'attore ideale per quella parte. Se avesse rifiutato il ruolo, non avrei continuato. Senza di lui non avrei portato in scena lo spettacolo!"
Ci vengono poi introdotti i personaggi-testimoni, i cui racconti produrranno elementi per stabilire quanto il Maestro Furtwängler fosse inserito attivamente nel governo del Terzo Reich.
Il primo teste è Helmuth Rode, violinista dell’orchestra nazionale; un secondo violino di poco talento che sostiene con convinzione l’avversione di Furtwängler al regime.
La seconda testimone è la vedova di un pianista ebreo Tamara Sachs; una donna in bilico tra disperazione e follia, in cerca del marito, Walters Sachs, un pianista ebreo che Furtwängler aveva salvato. Ma i vari elettroshock le hanno creato, oltre a vuoti di memoria, una difficoltà nel discernere il reale dal fantastico, arrivando a domandarsi se davvero fosse mai esistito un marito o fosse solo frutto della sua immaginazione.
"Il personaggio, interpretato dalla Ciocchetti, rappresenta l'irrazionale. La vedo come una Cassandra, che vaga disperatamente raccontando la sua storia, ma non viene creduta. Si rapporta alla vicenda in modo fanciullesco, infantile quasi. Irrazionale appunto. Così come fanno i folli, i pazzi, i bambini, ci aiuta a vedere le cose da una prospettiva diversa."(Zingaretti).
Emi Straube, invece, è la traduttrice e segretaria, invischiata a suo tempo nel Golpe contro Hitler. Un personaggio taciturno, che "parla con i silenzi. O meglio: decide di non parlare, lascia che sia la musica a farlo. Bisogna farsi trasportare dalla musica" (Gramaglia).
Il Tenente David Wills è un ebreo scappato dalla Germania, i cui genitori vennero perseguitati dai nazisti, ma ciononostante riconosce il merito artistico e intellettuale del Maestro. "E' un personaggio garantista. Comprende la scelta del direttore Furtwängler che, a differenza di tanti artisti che hanno lasciato la Germania, decide di rimanere, per amore e passione per la sua arte: la musica!" (Zingaretti).



Un momento dell'incontro
Ma come è nata la volontà di portare in scena proprio questa dramma?
"Stavo cercando un testo per il mio debutto alla regia, dopo la bella esperienza con La Sirena. Dopo averlo letto ho capito subito che sarebbe stato perfetto. Non è un semplice testo che affronta ciò che è giusto o sbagliato. Non è né il compito del teatro stabilire ciò, né il mio. Ma affronta un tema a me molto caro e che di questi tempi sembra essere assente nella  nostra vita quotidiana. Parlo della RESPONSABILITA'. E' di questo che si parla: di responsabilità. Perché le cose migliorino anche un minimo, ognuno dovrebbe tornare a fare il proprio dovere!".
Parlando poi della messa in scena, l'attore de Francovich ci spiega che "In scena abbiamo la compresenza di 
due personaggi agli antipodi: un Maggiore impassibile, tutto d'un pezzo, non acculturato, un uomo d'azione più che di pensiero, a cui è contrapposto un Maestro d'orchestra, intellettuale, indubbiamente acculturato, per il quale la musica è tutto. Il Maggiore rimane immobile, fermo nelle sue convinzioni. Mentre il Maestro pian piano si disvela, perde le sue certezze."
Nello specifico il suo personaggio "(Furtwängler) non è mai stato complice del nazismo, salvò anche alcuni ebrei membri della Filarmonica di Berlino dai campi di concentramento. Ma si insinua un'ombra su di lui, dal momento che rimase a Berlino e, soprattutto, venne considerato come 'il direttore ufficiale del regime'. 
E' il suo amore per la musica che lo salva dall'orrore che si espande intorno a lui. E' l'animo passionale dell'artista che per amore dell'arte commette degli errori. Errori perdonabili."
Che ruolo svolge la musica, quindi?
"La musica è la vera protagonista. Durante tutta la rappresentazione abbiamo la presenza di Beethoven che ci accompagna. Anche gli altri protagonisti sono tutti appassionati di musica. Tranne il Maggiore, scelto proprio perché non conosce né il Maestro, né l'importanza della musica."
L'attore De Francovich, inoltre, ci spiega che è sempre stato affascinato dai personaggi considerati negativi: "Mi piace svelare e scoprire ogni lato dei personaggi e mostrarli al pubblico."
Il gruppo di attori ci lascia, in vista dell'inizio dello spettacolo, ricordandoci che il compito del teatro non è dare risposte, ma di insinuare nello spettatore il dubbio.
Dal teatro si esce con delle domande, non con le risposte.



26/01/14

La donna della domenica


Un giallo targato Italia e scritto a quattro mani da Fruttero e Lucentini.
"...a Parigi, nel 1953, le due linee di questa storia si incontrarono, per caso, in un alberghetto di Montmartre. Fruttero disse qualcosa, Lucentini farfugliò e poi sorrise..."1.
Dopo pochi anni i due iniziano a lavorare in qualità di redattori per la casa editrice Einaudi, per poi passare alla Mondadori, dove divennero i curatori della rivista di fantascienza Urania.
Fu così che "nel 1965, un poco per passare il tempo, un poco per obbedire al loro genio tardivo, cominciarono a scrivere insieme un romanzo giallo, che sette anni dopo diventò La donna della domenica"1.
Troviamo nel romanzo sia  sarcasmo e ironia tagliente, sia una fredda e cruda analisi dei personaggi, perlopiù meschini, avidi e insofferenti verso gli altri.
Siamo nel 1972, in una Torino industrializzata e invasa da operai "terroni",  con strade affollate da utilitarie e la media e piccola borghesia in ascesa sociale.
Nel trambusto di una città che si appresta a diventare metropoli, un caso di omicidio, apparentemente di facile risoluzione, diventa il centro di intrighi, di storie che si snodano e si intrecciano, di personaggi strambi, irriverenti, snob ed intraprendenti.
La vittima è il geometra/pseudo-architetto Garrone: un solitario, marpione, scroccone, inetto,  che cerca una sorta di riscatto sociale.
Ucciso nel suo pied- à- terre con un colpo alla testa da un'arma non convenzionale: una riproduzione in pietra di un fallo.
Il caso è affidato al Commissario Santamaria, un integerrimo poliziotto di origini meridionali.
Particolarità che lo rende attraente agli occhi di Anna Carla, la quale, in quanto "moglie di un industriale del
continente, dev'essere alta e bionda per forza, scherzò il commissario con riesumato accento insulare".
Anna Carla Dosio fa parte della nuova borghesia torinese. La donna conduce una vita vuota; si divide tra chiacchere e confidenze con il suo amico Campi e la ricerca di un amante, giusto per equilibrare il comportamento fedigrafo del marito.
Massimo Campi, invece, un non più molto giovane borghese, ha una relazione con Lello Riviera, più giovane di lui e ancora entusista della vita di coppia, ma che si scontra con l'atteggiamento apatico e rassegnato del Campi.
Massimo e Anna Carla si trovano ad essere sospettati dal Commissario in quanto il Garrone risulta essere un "personaggio" di quello che loro chiamano "teatrino".
In questo teatrino fanno la comparsa personaggi di vario tipo e di diversa estrazione sociale, a cui vengono attribuiti nomignoli, comportamenti, vizi e, raramente, virtù: il loro passatempo preferito per deridere chi è al di fuori (meglio dire al di sotto) della loro sfera sociale.
Un'altra pista, suggerita grazie alla testinonianza di un vicino di casa del Garrone, mette la polizia alla ricerca di una bionda, alta, probabilmente una prostituta che batte, presumibilmente, nella zona del Parco, proprietà delle aristocratiche sorelle Tabussi.
E' Virginia Tabussi a entrare in scena in modo grottesco. Una caricatura esemplare di dama altezzosa, in continua polemica con le autorità contro depravati, voyeur, prostitute e coppie di amanti clandestini che usurpano il loro Parco. E la polizia, i vigili? Assenti! A multare le auto in divieto di sosta!
Tra galleristi d'arte, uffici comunali di sapore kafkiano, marmisti rozzi e irsuti, architetti e progetti, lapidi e gare d'appalto, ci scappa anche la seconda vittima.
Il caso, come in ogni giallo, viene risolto dal Santamaria grazie alle sue intuizioni ma , soprattutto, ad una serie di combinazioni di nomi  e fatti che, ricomposti, danno il quadro della situazione.
Molto accurate sono le descrizioni degli ambienti: uno sguardo cinematografico attento ai particolari, caratteristica dei due scrittori.
Ci propongono un affresco dei tempi che cambiano, che ritrovo ben espresso nella parte del romanzo in cui il prete Passalacqua spiega come un simbolo fallico, in antichità, rappresentasse la vita, e che oggi altro non è che una mera riproduzione in serie per motivi commerciali, per appagare un vezzo dei nuovi ricchi, di turisti, o di chiunque voglia darsi un tono di cultura.
Cultura pop direi: siamo nel '72, la riproducibilità dell'immagine in milioni di esemplari è un fatto quotidiano e Andy Warhol lo sta insegnando al mondo intero.
Tutto ciò che era sacro, sta diventando popolare, volgare. E questo volgo sta diffondendosi per Torino, portando con se palazzine popolari, dialetti e parlate nuove, vizi e passatempi non adatti alla Torinobene.
Infatti la Torinobene si ripara, cerca rifugio sui colli: il Campi, la Dosio, le sorelle Tabussi dall'alto non possono fare a meno che constatare il declino della loro città.
Come ben osserva il Commissario "Qui il lugubre, evidentemente, era distribuito con puntigliosa equità, era
democratico".


Edizione:
Fruttero & Lucentini, La donna della domenica, collana Oscar classici moderni, Mondadori, 2001, pp.422.

Dal romanzo fu realizzato anche il film:
Scena Santamaria dalla Tabussi












1 - Il mistero FRUTTERO e LUCENTINI, articolo di PIETRO CITATI apparso su La Repububblica del 28 settembre 2006