26/01/14

La donna della domenica


Un giallo targato Italia e scritto a quattro mani da Fruttero e Lucentini.
"...a Parigi, nel 1953, le due linee di questa storia si incontrarono, per caso, in un alberghetto di Montmartre. Fruttero disse qualcosa, Lucentini farfugliò e poi sorrise..."1.
Dopo pochi anni i due iniziano a lavorare in qualità di redattori per la casa editrice Einaudi, per poi passare alla Mondadori, dove divennero i curatori della rivista di fantascienza Urania.
Fu così che "nel 1965, un poco per passare il tempo, un poco per obbedire al loro genio tardivo, cominciarono a scrivere insieme un romanzo giallo, che sette anni dopo diventò La donna della domenica"1.
Troviamo nel romanzo sia  sarcasmo e ironia tagliente, sia una fredda e cruda analisi dei personaggi, perlopiù meschini, avidi e insofferenti verso gli altri.
Siamo nel 1972, in una Torino industrializzata e invasa da operai "terroni",  con strade affollate da utilitarie e la media e piccola borghesia in ascesa sociale.
Nel trambusto di una città che si appresta a diventare metropoli, un caso di omicidio, apparentemente di facile risoluzione, diventa il centro di intrighi, di storie che si snodano e si intrecciano, di personaggi strambi, irriverenti, snob ed intraprendenti.
La vittima è il geometra/pseudo-architetto Garrone: un solitario, marpione, scroccone, inetto,  che cerca una sorta di riscatto sociale.
Ucciso nel suo pied- à- terre con un colpo alla testa da un'arma non convenzionale: una riproduzione in pietra di un fallo.
Il caso è affidato al Commissario Santamaria, un integerrimo poliziotto di origini meridionali.
Particolarità che lo rende attraente agli occhi di Anna Carla, la quale, in quanto "moglie di un industriale del
continente, dev'essere alta e bionda per forza, scherzò il commissario con riesumato accento insulare".
Anna Carla Dosio fa parte della nuova borghesia torinese. La donna conduce una vita vuota; si divide tra chiacchere e confidenze con il suo amico Campi e la ricerca di un amante, giusto per equilibrare il comportamento fedigrafo del marito.
Massimo Campi, invece, un non più molto giovane borghese, ha una relazione con Lello Riviera, più giovane di lui e ancora entusista della vita di coppia, ma che si scontra con l'atteggiamento apatico e rassegnato del Campi.
Massimo e Anna Carla si trovano ad essere sospettati dal Commissario in quanto il Garrone risulta essere un "personaggio" di quello che loro chiamano "teatrino".
In questo teatrino fanno la comparsa personaggi di vario tipo e di diversa estrazione sociale, a cui vengono attribuiti nomignoli, comportamenti, vizi e, raramente, virtù: il loro passatempo preferito per deridere chi è al di fuori (meglio dire al di sotto) della loro sfera sociale.
Un'altra pista, suggerita grazie alla testinonianza di un vicino di casa del Garrone, mette la polizia alla ricerca di una bionda, alta, probabilmente una prostituta che batte, presumibilmente, nella zona del Parco, proprietà delle aristocratiche sorelle Tabussi.
E' Virginia Tabussi a entrare in scena in modo grottesco. Una caricatura esemplare di dama altezzosa, in continua polemica con le autorità contro depravati, voyeur, prostitute e coppie di amanti clandestini che usurpano il loro Parco. E la polizia, i vigili? Assenti! A multare le auto in divieto di sosta!
Tra galleristi d'arte, uffici comunali di sapore kafkiano, marmisti rozzi e irsuti, architetti e progetti, lapidi e gare d'appalto, ci scappa anche la seconda vittima.
Il caso, come in ogni giallo, viene risolto dal Santamaria grazie alle sue intuizioni ma , soprattutto, ad una serie di combinazioni di nomi  e fatti che, ricomposti, danno il quadro della situazione.
Molto accurate sono le descrizioni degli ambienti: uno sguardo cinematografico attento ai particolari, caratteristica dei due scrittori.
Ci propongono un affresco dei tempi che cambiano, che ritrovo ben espresso nella parte del romanzo in cui il prete Passalacqua spiega come un simbolo fallico, in antichità, rappresentasse la vita, e che oggi altro non è che una mera riproduzione in serie per motivi commerciali, per appagare un vezzo dei nuovi ricchi, di turisti, o di chiunque voglia darsi un tono di cultura.
Cultura pop direi: siamo nel '72, la riproducibilità dell'immagine in milioni di esemplari è un fatto quotidiano e Andy Warhol lo sta insegnando al mondo intero.
Tutto ciò che era sacro, sta diventando popolare, volgare. E questo volgo sta diffondendosi per Torino, portando con se palazzine popolari, dialetti e parlate nuove, vizi e passatempi non adatti alla Torinobene.
Infatti la Torinobene si ripara, cerca rifugio sui colli: il Campi, la Dosio, le sorelle Tabussi dall'alto non possono fare a meno che constatare il declino della loro città.
Come ben osserva il Commissario "Qui il lugubre, evidentemente, era distribuito con puntigliosa equità, era
democratico".


Edizione:
Fruttero & Lucentini, La donna della domenica, collana Oscar classici moderni, Mondadori, 2001, pp.422.

Dal romanzo fu realizzato anche il film:
Scena Santamaria dalla Tabussi












1 - Il mistero FRUTTERO e LUCENTINI, articolo di PIETRO CITATI apparso su La Repububblica del 28 settembre 2006

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