04/10/11

Prometeo (ovvero l’illusione dell’immortalità umana)

Introduzione al mio elaborato "La Morte: Video-visioni"


Prometeo si oppose al volere degli dei per evitare agli uomini lo sterminio che era stato decretato loro e offrì loro una possibilità di salvezza.
Grazie ai doni ricevuti da Prometeo, l’umanità ha imparato a distinguere le stagioni, a riconoscere il sorgere ed il tramontare degli astri, ad usare i numeri e lettere.
In possesso d’ogni risorsa, capace di trovare sempre la strada grazie al possesso della “techné”, l’uomo estende il suo dominio sulle altre specie viventi e su tutta la natura.
Ma a nulla varrà questa sua capacità di trovare espedienti quando si ritroverà in presenza dell’Ade.
L’unico passaggio che l’umanità è incapace di superare è la morte; quest’ultima, oltre ad indicare il limite insuperabile dell’essere umano, rappresenta anche la condizione del progresso dell’umanità.
L’onnipotenza derivata dalla techné si arresta di fronte alla morte.
Ma, d’altro canto, il dono di Prometeo più prezioso è stato di aver distolto gli uomini da tenere lo sguardo fisso sulla morte.
Ciò che ha salvato il genere umano, consiste non nell’aver donato abilità prodigiose, ma semplicemente nell’averlo distratto dal guardare fisso la morte, volgendo altrove lo sguardo, dimenticando la morte (il gran beneficio).
Ma questo dono elargito da Prometeo è indissolubilmente un regalo che è anche un inganno.
Gli uomini sono legati alla vita come se essa non dovesse avere mai termine.
La “liberazione” degli uomini avviene attraverso l’imposizione di nuove catene, sostituendo alla visione della morte l’inganno di una vita, svincolata dalla prospettiva della fine.
Dona la vita, cancellando ciò che le conferisce il più intimo significato, libera dalla morte perché spinge gli uomini a guardare altrove. Essi pagheranno questo dono con l’inganno, non riusciranno a guardare il loro vero e inevitabile destino.
Se si guarda fissi la morte la vita è impossibile; mentre la speranza allontana la prospettiva dell’estinzione dell’essere umano, in quanto rende meno nitida, meno incombente la visione della morte.
Ciò accadeva quando il destino degli esseri umani era affidato ad una figura di mediazione tra Dio e l’uomo: Prometeo.
Cosa succede quando l’uomo diventa Prometeo a se stesso, quando cioè la sua emancipazione si esprime nel creare mezzi per una propria autonoma capacità di sopravvivenza?
Quali cure adotta per conseguire lo scopo di resistere di fronte alla minaccia della morte?
L’uomo adotta due strategie, una opposta all’altra.
Da un lato si afferma l’idea che quella più idonea sia di sottrarsi allo sguardo della morte, che ricalca il principio prometeico.
D’altro canto la via prescelta consiste nell’accettare la sfida implicita della morte, concentrando su di essa lo sguardo, ricordarla costantemente.
Il principio prometeico è alla base della società moderna: il distogliere lo sguardo dal proprio destino è dato non più da una figura di mediazione, ma dall’uomo stesso. L’illusione di una vita senza fine è regalata attraverso due strumenti:

-La politica sociale (illusioni del benessere materiale e prolungamento della vita);
-La religione (illusione di una vita ultraterrena).

Il donare queste speranze pone gli uomini in una situazione di schiavitù, li rende facilmente manovrabili. L’uomo si affida indistintamente e ciecamente alla religione o alla politica sociale, che, nuovi Prometeo, fanno dono all’uomo di un’illusione di immortalità.
A differenza di Prometeo, la dimenticanza della morte offerta agli uomini diventa uno strumento di controllo. Ne consegue che chi accetta il proprio destino, chi, in altre parole, ha lo sguardo fisso sulla morte, si pone come un individuo non facilmente controllabile.
Possiamo trarre due conclusioni:
-la rimozione della Morte facilita il mantenimento dell’ordine sociale,
-la Morte acquisisce un potere liberatorio attraverso il suo ricordo.

Bibliografia:
-Fuchs, W., “Le immagini della Morte nella società moderna. Sopravvivenze arcaiche e influenze attuali”. Einaudi , Torino 1973
-Curi, U., a cura di, “Il volto della Gorgone, la Morte e i suoi significati”,Bruno Mondadori Editori, 2001
-Cavicchia -Scalamonti, A.,a cura di,“Il  senso della Morte. Contributi per una sociologia della Morte”, Liguori Editore, Napoli 1984